Il perpetuarsi di calamità e catastrofi causate dal dissesto idrogeologico, ha indotto le Istituzioni e gli Enti Locali negli ultimi anni a cercare soluzioni adatte a minimizzare i danni o almeno a mitigare gli effetti di eventi che sfuggono al controllo umano, concentrandosi sulla percezione del periodo e delle circostanze di sito in cui questi possono manifestarsi.

Il rischio idrogeologico è espresso da una formula che lega pericolosità, vulnerabilità e valore esposto. In pratica il rischio può essere definito come:

La valutazione del rischio consiste nell’analisi dei rapporti che intercorrono fra i vari fattori di vulnerabilità del territorio e le forme di pericolosità possibili.

La sua mitigazione può essere attuata, a seconda dei casi, intervenendo nei confronti della pericolosità, della vulnerabilità o del valore degli elementi a rischio.

La vulnerabilità dipende sia dalla tipologia dell’elemento a rischio sia dall’intensità del fenomeno franoso e esprime il raccordo fra l’intensità del fenomeno e le sue possibili conseguenze.

Il danno potenziale è indipendente dalla probabilità di occorrenza del fenomeno, ovvero dalla pericolosità, ed esprime l’aliquota del valore dell’elemento a rischio che può venire compromessa in seguito al verificarsi del fenomeno franoso.

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